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Un tesoro nascosto

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CAMPOBASSO

Campobasso città di probabile origine longobarda, si trova nella zona compresa tra i fiumi Biferno e Fortore. Il centro storico raccoglie numerose testimonianze delle diverse epoche storiche, dalla duecentesca chiesa di San Leonardo, al quattrocentesco castello Monforte, e alla neoclassica cattedrale della Santissima Trinità.
Cosa visitare? Scoprirlo in fondo. 
STORIA:

Epoca Sannitico-RomanaModifica

Le origini di Campobasso come centro abitato sono incerte.
Sull'altura che domina l'odierna città era presente un insediamento di controllo dei Sanniti, di cui ancora oggi si conservano le tracce, posto a controllo del tratturo. Lo scopo difensivo del sito è confermato dal ritrovamento, nei pressi del castello Monforte, di resti di mura osco-sannite e dal rinvenimento, tra le rovine della Chiesa di San Mercurio nel 1930, di un'iscrizione osca portante il nome di “VALVENNIUS”. Tale insediamento gravitava probabilmente intorno a un centro più importante che alcuni storici identificano con Aquilonia situato su Monte Vairano (tra i comuni di Campobasso, Busso e Baranello) del quale sono riaffiorate, dopo attente campagne di scavi archeologici, numerose tracce.
A pochi chilometri da Campobasso, nel comune di Sepino, è presente un altro importante sito archeologico a testimoniare l'importanza che questo territorio ha avuto in epoca sannita prima e romana poi. Si tratta infatti delle antiche vestigia della Saipins sannitica e della successiva Saepinum romana di cui si conservano molto bene le ampie strade, le mura, gli archi, le porte, le terme, il foro e il suggestivo teatro.
La storia del territorio di Campobasso è quindi indissolubilmente legata a quella dell'antico Sannio-Pentro e a Roma.

MedioevoModifica

Scorcio nel Borgo medioevale
Le fonti storiche, datano l'atto di nascita di Campobasso all'epoca della Langobardia Minor e più precisamente, nel periodo del Ducato di Benevento essendo toponomizzata come "Campus Vassorum" . Risale infatti all'anno 878, un documento stilato da un monaco dell'abbazia benedettina di Santa Sofia di Benevento, in cui si fa menzione di Campobasso come (finibus campibassi). Questo documento, reperibile come Codice Vaticano Latino 4939, è il “Chronicon Sancte Sophie”, ed è stato redatto al tempo in cui Adelchi era quindi principe di Benevento.
Successivamente durante l'egemonia normanna, Campobasso assume un'importanza economica sempre crescente riuscendo a diventare la “capitale” della Contea sotto la signoria dei De Moulins. Il fiorire dei commerci e l'aumentata importanza amministrativa comportano l'ampliamento dell'antico borgo che si espande soprattutto intorno alla chiese di San Bartolomeo e di San Mercurio. Diverse sono le connotazioni che il borgo assume nel tempo: CIVITAS, CASTRUM e UNIVERSITAS HOMINUM.
Tra i documenti storici del periodo compreso tra l'anno 1000 e il Trecento spicca la “PANCARTA CAMPOBASSANA” del 1277 in cui trentadue campobassani denunciarono a Carlo I d'Angiò le angherie e i soprusi del feudatario Roberto di Molise.
Il Quattrocento è per Campobasso un'età d'oro grazie all'intraprendenza dei Monforte-Gambatesa, divenuti i feudatari del borgo. Secondo alcuni storici i Monforte sarebbero i discendenti dei Monfort di Francia e d'Inghilterra, scesi in Italia al seguito di Carlo D'Angiò. Il personaggio di spicco dei Monforte fu il Conte Cola detto anche il “Campobasso”, di cui parla anche Benedetto Croce[9]. Si distinse per le sue virtù militari durante la lotta di successione al Regno di Napoli tra Angioini e Aragonesi. Cola batté moneta e provvide ad ampliare il castello dotando la città di forti mura perimetrali lungo le quali edificò le porte di San Leonardo e di Santa Cristina.
Nel 1442, con la sconfitta degli Angioini, che i Monforte avevano appoggiato, Campobasso passa agli Aragonesi e in seguito ai De Capua.
Ferdinando I di Aragona concesse ai campobassani la possibilità di costruire le abitazioni addossandole alle mura perimetrali.

Cinquecento e SeicentoModifica

Agli inizi del Cinquecento i De Capua sono feudatari in Campobasso. La città, grazie alla felice posizione geografica, vive di un florido commercio; infatti l'area al di fuori dalle antiche mura, con le chiese di Santa Maria Maddalena e della SS. Trinità, è contraddistinta da una notevole vivacità di scambi nei vari settori dell'artigianato.
Nel 1530 diventano signori di Campobasso i Gonzaga che ne aumentano il prestigio. A loro si deve la riorganizzazione urbana della cittadina; in ogni rione le singole strade sono indicate con il nome dell'attività lavorativa prevalente come ad esempio scarparìe, ferrarìe, oreficerìe (l'attuale Via degli Orefici, ricca ancor oggi di botteghe e negozi di orafi).
Signori della città, dopo i Gonzaga, sono i Vitagliano nel 1638 e successivamente i Carafa.
Nel corso del Seicento Campobasso ha un ulteriore sviluppo grazie anche alla vicinanza dei tratturi che favoriscono le comunicazioni con altri centri e l'arrivo di commercianti forestieri.

Settecento e OttocentoModifica

Piazza Gabriele Pepe
Un palazzo del Centro Murattiano, in Piazza Vincenzo Cuoco
Il Settecento è attraversato da idee nuove e la struttura feudale della società viene vista come un intralcio alle iniziative della nuova classe emergente: la borghesia. Questa ventata di novità arriva anche a Campobasso. Ci sono uomini che nonostante appartengano a famiglie di antica nobiltà, come Francesco de AttelisAnselmo Chiarizia e Giovan Matteo Japoce, si prodigano in cause contro i feudatari. Molti intellettuali come Giuseppe ZurloGiuseppe Maria GalantiFrancesco LonganoPaolo Nicola Giampaolo, sostengono la necessità di superare l'immobilismo economico-sociale provocato dal feudalesimo. Campobasso diviene il cuore pulsante della cultura molisana, in cui trovano rifugio molti intellettuali del tempo come Gabriele Pepe e Vincenzo Cuoco.
Alla morte del duca Carafa, Campobasso chiede di riscattare il feudo. Nel periodo che va dal 1728 al 1735 membri della borghesia capeggiano la rivolta. Scoppiano numerosi e cruenti tumulti per sottrarre la città ai feudatari ma solo nel 1742 i campobassani, al prezzo di ingenti sacrifici, riscattano il feudo.
Nel 1755 Carlo di Borbone re di Napoli concede a Campobasso il rango di città modello. Agli inizi dell'Ottocento, in piena età napoleonica, viene istituita la Provincia di Molise; Campobasso, come capoluogo, diviene sede di numerosi uffici amministrativi.
COSA VISITARE

Architetture civiliModifica

Il borgo medievale di Campobasso
Palazzo baronale Spinete (XIV secolo
Palazzo Mazzarotta: Il palazzo risale al XVI secolo come sede di una confraternita religiosa e solo nel XVIII secolo diviene residenza della famiglia nobiliare napoletana dei Mazzarotta, le cui origini risalgono all'epoca aragonese. Un ramo di tale famiglia si trasferì infatti a Campobasso e si stabilì nel palazzo, dove è ancora visibile lo stemma con il delfino sul mare ondoso, variante dell'originale in cui era presente un serpente.. La parte interna ospita il Museo Sannitico.
Palazzo Mazzarotta, sede del Museo Sannitico

GAMBATESA

Gambatesa  è un comune italiano posto sulla collina e immerso nel verde, offre un'ampia visuale sul lago di Occhito.

Castello medioevaleModifica


Comune di Gambatessa, chiesa e castello
Il Castello, posto sull'altura del colle Serrone, al centro del quartiere storico, ha subìto lungo i secoli varie trasformazioni. Da Castello-fortilizio a Castello-residenza feudale in epoca medioevale, fu trasformato, nel sec. XVI, in Castello-palazzo rinascimentale dalla famiglia feudataria dei Di Capua. Divenne poi proprietà baronale-marchesale e quindi proprietà privata (oggi rientra nei beni appartenenti allo Stato). È ben visibile l'originaria massiccia struttura medioevale di forma quadrata con la merlatura guelfa sul lato Sud-Ovest e le torri angolari in direzione nord-est, mentre sono di stile rinascimentale il portale bugnato, le finestre e la loggetta con tre archi a tutto sesto che si aprono sulla facciata nord-ovest, aggiunta nel XV-XVI secolo. L'interno si presenta oggi, dopo i recenti restauri, come una pregevole pinacoteca per l'abbondanza di affreschi, eseguiti da Donato da Copertino (Decumbertino) e discepoli nel 1550 su commissione di Vincenzo I di Capua, duca di Termoli e conte di Gambatesa. Espressione del manierismo cinquecentesco, il ciclo dei dipinti, raffigurante paesaggi, grottesche, tendaggi, pergolati, scene mitologiche e allegoriche, costituisce nel suo insieme una testimonianza di arte di notevole livello artistico. Di particolare interesse sono le figure allegoriche delle virtù cardinali.

Chiesa parrocchiale San Bartolomeo apostoloModifica

Situata al centro del paese, nelle immediate vicinanze del castello medioevale, fu consacrata dall'arcivescovo di Benevento Card. Orsini (poi papa Benedetto XIII) il 16 luglio 1696. È a tre navate, divise da 12 pilastri, congiunti con archi a tutto sesto; misura 34 metri di lunghezza, 16 di larghezza e 10 di altezza. Inutile cercare nell'edificio un preciso stile architettonico, avendo subito continue modificazioni nel corso dei secoli. Nel complesso risulta uno stile rinascimentale. Il portale della Chiesa è in pietra ed è sormontato da un timpano triangolare sorretto da mensole. Rivela una possibile datazione al XVI secolo riconducibile al fonte battesimale del 1523. Sulla facciata del campanile si può ammirare un trittico costituito da tre pannelli che raffigurano la Vergine (al centro), S. Bartolomeo Apostolo e l'Agnello crucifero (ai lati). All'interno della Chiesa, presso il presbiterio, vi è il fonte battesimale, costituito da un'ampia vasca su una base cilindrica. La vasca è decorata con due stemmi: quello del Comune e dei De Capua; tra i due stemmi c'è la data: 1523. Sempre nel presbiterio c'è il coro in legno di artigianato locale. L'attuale altare maggiore (che sostituisce quello vecchio in mattoni e gesso eliminato perché in stato di grave degrado e privo di ogni valore artistico), è stato costruito con i marmi del pulpito ormai fuori uso.

Chiesa di San NicolaModifica

La chiesa di S. Nicola risale ai secoli XIV-XV, fu edificata sotto il titolo di S. Sebastiano, situata fuori la terra di Gambatesa, in una zona campestre ed officiata dal 1586 al 1653 dai Minori Conventuali di S. Francesco detti della "Scarpa", che abitavano l'annesso convento loro concesso dall'università con atto del 7 novembre 1586. Soppresse le piccole comunità religiose da Innocenzo X la chiesa e il convento furono abbandonati. Con il terremoto del 1688 si aggravarono le condizioni già molto deteriorate dell'edificio e nel 1695 fu oggetto di dispendiosi restauri. Rinnovata la Chiesa l'arcivescovo di Benevento Orsini (poi Papa Benedetto XIII) vi fece trasferire le suppellettili dell'antica e abbandonata Chiesa di S. Nicola al Serrone. La Chiesa di S. Nicola è oggi un piccolo gioiello d'arte sacra romanico-rinascimentale dalla linea architettonica semplice e linda con la facciata a timpano. Presenta all'interno ad una sola navata, alcune pregevoli tele di notevole interesse, restaurate per opera della Sovrintendenza alle Belle Arti.

Cappella santuario di Maria Santissima della vittoriaModifica

È una chiesa campestre, ad una navata, situata nelle vicinanze del paese. Un'antica tradizione popolare ne attribuisce la costruzione alla volontà dell'imperatore Federico Barbarossa. In origine forse Abbazia con annesso monastero. Probabilmente rovinata dal terremoto del 1279 o da altri eventi, fu fatta ricostruire dalle fondamenta dal conte Riccardo di Gambatesa verso il 1313. Pur avendo subito, lungo i secoli, vari rifacimenti, la chiesetta conserva ancora la linearità della primitiva struttura architettonica d'impronta rurale. La facciata liscia e compatta e nella lunetta del portale, in pietra nuda, è presente lo stemma dell'Agnello Crocifero. All'interno di pregevole il soffitto a capriata e la statua lignea della Madonna della Vittoria del 1714. Del monastero restano solo dei ruderi.
DA RICORDARE LA TRADIZIONE DELLE MAINTONATE (capodanno)


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Fonte maggiori informazioni: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Gambatesa

TUFARA

Tufara è un comune italiano della provincia di Campobasso, in Molise. Il territorio, in prevalenza collinare, è coperto da boschi che lasciano ampi spazi ai campi di cereali a alle piantagioni di ulivi. Il centro del paese sorge su una grande rupe di tufo ed è sovrastato dal Castello Longobardo e dal campanile della chiesa madre.

StoriaModifica

Già nel medioevo era famosa per il commercio del tufo, sotto il potere dei Marzano. Nel 1200 il feudo era di proprietà dei Dramanus, che passò un secolo dopo ai Marzano fino al 1600, quando Tufara passò nell'esame di Decio Crispano

MonumentiModifica

  • Castello Longobardo: è il monumento principale della città. La struttura è a pianta quadrata, che nei secoli successivi alla prima costruzione prese le forme di un fagiolo. Faceva parte del tratturo Celano-Foggia.
  • Chiesa dei Santi Pietro e Paolo: è la parrocchiale principale di Tufara. Attigua al castello, fino costruita nel 1170 circa. Lo stile è romanico, i cui portali sono a sesto acuto. L'interno è a tre navate, decorato però in stile barocco. Oltre ad un dipinto seicentesco Della Madonna col Bambino, la chiesa possiede la cappella di San Giovanni da Tufara.
  • Da ricordare è la TRADIZIONE CARNEVALESCA DEL DIAVOLO. (Rappresentazioni nella galleria)
  

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Fonte e maggiori info: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Tufara